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Salute e bambini in crisi a GazaDi Miriam Garfinkle e Reem Abdul Qadir I bambini di Gaza sono in crisi Nonostante le basi militari e gli eserciti permanenti dâ��Israele siano stati rimossi da Gaza nellâ��estate del 2005, Israele continua lâ��assedio. Secondo quanto ha riferito il gruppo Gisha, con base ad Israele, associazione volta a mantenere i diritti legali della popolazione , Israele continua a controllare i cieli di Gaza, le sue acque, i suoi confini, i movimenti di beni e persone, il sistema di tassazione e la popolazione. Dopo le elezioni avvenute a Gaza nel 2006, il Canada è stata una delle prime nazioni a rifiutare i fondi internazionali alle autorità locali. Questo ha generato una terribile situazione. Gaza è una delle aree più densamente popolate nel mondo. In unâ��area di soli 365 chilometri quadrati è stimata una popolazione di un milione e 25000 abitanti. Tre quarti della popolazione vive in assoluta povertà. Il quaranta per cento degli abitanti è disoccupato. Rifornimenti di acqua e cibo sono saltuari e gli impianti fognari totalmente inadeguati. Secondo il Dottor Horton, editore del giornale Lancet, come illustra lui stesso in un recente articolo sul New York Review of Books, la città è a corto di specialisti in ambito medico. Gran parte della popolazione non può accedere alle strutture mediche di diagnosi ed è difficile reperire i medicinali. Più del 60 per cento della popolazione a Gaza è minorenne. Ne consegue, come risultato di questo continuo e crescente conflitto, che i bambini stanno manifestando sempre maggiori sintomi di stress e depressione. Secondo un recente sondaggio condotto dalla Gaza Community Mental Health Program (GCMHP) e pubblicato nel 2004 dallâ��Associazione Mondiale per la Psichiatria la maggioranza dei bambini che non raggiungono gli undici anni evidenziano molteplici e significanti sintomi di quello che è stato identificato come â��disturbo da stress post-traumaâ�� Eâ�� stato rilevato che un crescente numero di bambini bagna il letto nonostante lâ��età, che raggiunge gli otto o i nove anni, e che inoltre essi manifestano un sonno irregolare e paure notturne. Umore instabile, ansia ed iperattività sono altri disturbi comportamentali segno, in questi bambini, di un alto livello di stress. Dal 2000, più di 500 case sono state demolite a Gaza. Infatti, tra i bambini esaminati dallâ��indagine della GCMHP, il 99 per cento ha provato lâ��esperienza di avere la propria casa bombardata. La perdita dellâ��abitazione ha forti riflessi sul bambino: la casa è collegata allâ��idea di sicurezza e comfort. Le forze israelite, inoltre, spesso irrompono e saccheggiano le case. I bambini, introiettando lâ��impotenza dei genitori nel proteggerli contro questi eventi, rimangono insicuri ed ansiosi. Il sondaggio rivela anche che il 96 per cento dei bambini ha assistito a sparatorie, combattimenti ed esplosioni, spesso sfocianti in civili morti o feriti. I â��sonic boomsâ�� cioè i suoni simili a tuoni prodotti dagli aerei militari dei voli supersonici, rumori incredibilmente forti e stressanti, sono gradualmente diventati strumenti dellâ��occupazione da parte dâ��Israele. Le forze aeree israelite fanno partire questi voli spedendoli in aree popolate, specialmente durante la notte e nelle prime ore del mattino. I medici a favore dei Diritti Umani ad Israele e la Comunità per la Salute di Gaza ha fatto una petizione alla Corte Suprema dâ��Israele chiedendo che questi voli cessassero. I bambini sono stati esposti per anni ad attacchi giornalieri da parte di militari israeliti che li minacciavano per le strada. Essi dovevano inoltre convivere con basi militari sorte allâ��improvviso ed attraversarle per andare a scuola, dove li attendevano attacchi eseguiti con gas e munizioni. Il termine â��disturbo da stress post-traumaâ�� non è in questo caso valido, perchè non câ��è un â��dopoâ�� per questi bambini, il trauma è continuo ed invasivo. Gli addetti alla sanità sono allenati a combattere i traumi emozionali utilizzando i punti fermi presenti nella vita di un bambino. In una situazione come quella di Gaza è difficile trovare questi punti: di fatto nessun luogo è sicuro. In questi giorni sentiamo moltissime notizie riguardanti i soldati canadesi in Afghanistan, adulti allenati per la guerra; nonostante questo molti di loro sono stati traumatizzati dallâ��esperienza di vedere compagni feriti o uccisi, o aver sofferto pericoli e dolore sulla propria pelle. Il trauma rimane anche molto tempo dopo lâ��esperienza ed il ritorno alla vita normale e sicura. Quanto può essere peggiore, quindi, per i bambini che subiscono questâ��esperienza giorno dopo giorno, settimana dopo settimana, senza fine e senza rifugio? In quanto Canadesi e responsabili della sanità, siamo molto preoccupati per la situazione e per il futuro degli abitanti di Gaza, specialmente quello di questi bambini. Quale sarà lâ��effetto a lungo termine di questo trauma perpetuo? E noi, in quanto Canadesi e facenti parte della sanità, cosa possiamo fare di concreto? I determinati che si occupano della salute su quel territorio, come il Dr. Mona El Farra ed il Dr.Eyad El Sarray, hanno combattuto per anni per ricevere a Gaza minimi e regolari aiuti basici in medicinali e cure psichiatriche, dato che essi venivano forniti saltuariamente. Abbiamo inoltre lavorato con un gruppo di Palestinesi ed Ebrei a Toronto per organizzare una raccolta fondi per aiutare le operazioni a livello sanitario in cui sono coinvolti questi medici. Chiediamo inoltre fortemente che il Governo canadese ripristini e naturalmente incrementi gli aiuti a Gaza. Chiediamo inoltre che Israele cessi con i suoi continui metodi di punizioni collettive nei confronti dei civili, operazioni che si oppongono alle leggi internazionali. In questi ultimi tempi non si vedono altre soluzioni a questa orribile situazione oltre a quella di cessare lâ��occupazione militare di Gaza e della Cisgiordania, occupazione che continua ed aumenta, nonostante il ritiro del 2005 delle forze Israelite. Câ��è una crisi sia pubblica che psicologica che si sta sviluppando a Gaza in maniera pericolosamente veloce. Essendo umani, Canadesi, Ebrei e Palestinesi, tutti abbiamo unâ��etica ed un obbligo a proteggere questi bambini ed a garantirgli un futuro vivibile. Lâ��alternativa è qualcosa dâ��impensabile. 26 marzo 2007 Miriam Garfinkle M.D. e Reem Abdul Qadir M.S.W. R.S.W. sono esperti in ambito sanitario che scrivono da Toronto.
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